Red Light on Excalibur
di Farinon/Solinas
La vicenda si apre con la scena del delitto.
Campo lungo. Siamo in una vallata verdeggiante e rigogliosa, il cielo plumbeo dipinge il lago di un grigio svogliato, quasi tendente al nero.
Avvicinandosi con la camera possiamo notare tre cavalieri completi di armatura, tabarra e spada. I tre osservano sbigottiti lo scempio.
Lo scempio si traduce in una carrellata di dettagli riguardanti arti recisi e membra sparpagliate qua e la, insomma, una donna fatta a pezzi. Inutile continuare con macabre descrizioni, camera su uno dei cavalieri, quello vestito di bianco.
Zoom in. Primo piano frontale del cavaliere, che toltosi l'elmo, traduce con abbondanti conati di vomito l'efferata carneficina sopra descritta. Lasciamo il cavaliere ai suoi problemi di stomaco e riprendiamo la scena dall'alto.
Quello rosso scende da cavallo e spada alla mano, comincia a rigirare i pezzi della vittima come se stesse cercando qualcosa. Quello verde rimane a cavallo e, afferrato un crocefisso, comincia a pregare.
Per rimarcare la chiarezza della situazione, diremmo con fare didascalico che i tre, tra stranguglioni, bestemmie e segni della croce, dopo ore di ricerca, non avevano ancora trovato l'arma del delitto, che in questo caso è anche l'oggetto del furto.
Seguono una serie di inquadrature dal basso per enfatizzare l'epicità della situazione. Il Rosso, che di nome fa Kay, giura sul suo onore che macellerà chiunque incontri sul suo cammino fino a quando la spada non salterà fuori. Il Verde, Parsifal, afferma che se lui è riuscito a ritrovare il Graal, di sicuro riuscirà a ritrovare pure la spada del Re. L'ultimo, Tristano, tra un singulto e una lacrimuccia, pensa già a quanto sola si sentirà la sua Isotta.
Un rapido flashback, ci da conferma delle parole di Tristano.
Artù inquadrato in una regale figura intera, rivela ai suoi fedeli cavalieri che a breve se ne andrà sulle coste bretoni a sfogare la sua depressione tra un bordello e l'altro. Un rapido controcampo ci fa intendere lo stupore dei tre cavalieri inchinati dinnanzi al Re, mentre un primo piano delllo stesso ci riporta alla drammaticità degli eventi. Artù non è intenzionato a portare con se la sua amata excalibur in luoghi di perdizione. Artù lascerà la spada alla Dama del lago e compito dei tre sarà sorvegliarla fino al suo ritorno. I tre inquadrati a figura intera incrociano le spada lanciandosi in un classico giuramento d'onore interrotto dalla voce fuori campo del Re. Il Baloon è abbastanza esplicito: i tre, oltre all'onore, perderanno la testa, nel caso qualcuno gli fotta la spada.
Il flashback si conclude con i volti terrorizzati dei cavalieri, che ci consentono di riagganciarci all'attuale situazione.
Controcampo. Merlino se ne sta seduto nel suo boschetto a fumare la pipa e osserva con fare preoccupato i disperati che hanno appena rovesciato da un sacco ciò che rimane della Dama.
Primo piano del braccio amputato della dama che grazie ad un fatato rigor mortis stringe ancora le dita intorno all'elsa della spada ormai trafugata.
Striscia. Merlino sulla destra soffia una nuvola di fumo in faccia ai cavalieri, che ammaliati danno retta ai consigli del mago, il quale, si guarda bene dal dire cosa in realtà quella mano stava stringendo la sera precedente.
Stacco. Tralasciamo quanto avvenuto per evidenziare in maniera diretta le conseguenze dell'incantesimo di Merlino. I cavalieri sono a terra, pieni di tagli e lividi. Dopo un attimo di suspance, giriamo pagina mostrando al lettore chi ha ridotto così i tre.
Mordred, nel suo tetro splendore, dopo aver bastonato a dovere gli sgherri del padre, si lancia in un classico discorso da cattivo di turno. Lui ha un alibi.
Flashback. Info per il colorista: colori tetri, sfondi rosso sangue, come rossa è calibur, spada di seconda mano brandita da Mordred.
Seguiamo la lama in un classico piano sequenza. Calibur rotea in aria tagliando teste a go-go senza distinzione, ogni sequenza cambia la folla su cui si accanisce, ma il risultato è sempre il solito: innocenti cittadini di Avalon fatti a pezzi dal malvagio figlio di Artù. Il perfetto alibi ci riporta al presente, dove i colori sono meno tetri e sanguinolenti. Mordred squadra con sufficienza i tre cavalieri e li esorta a chiedere a Morgana.
Campo lungo, siamo nel tempio di Avalon, o meglio, nelle rovine del tempio. Un fuoco acceso nel mezzo della navata ci consente di visualizzare la scena. Inquadratura dall'altro, diverse danzatrici si muovono scomposte brandendo daghe ondulate che scintillano al chiarore del fuoco.
Zoom in, stessa inquadratura. Una giunonica sacerdotessa sta per affondare la lama di luna nel petto di una vergine che si dimena con teatrale sgomento sopra ad un altare. Sullo sfondo le vestali danzanti.
I tre arrivano a cavallo spaventando le vestali, ma la sacerdotessa rimane impietrita dalla rabbia per essere stata disturbata, seni al vento, non si muove.
Camera puntata sul rosso dei tre, il più caparbio che piè veloce, si avvicina alla sacerdotessa brandendo la spada a mezz'aria. Quello verde, da lontano, le intima di confessare non si sa bene cosa, tenendo la mano sull'elsa. Quello bianco è inutile alle sorti del mondo, come al solito.
Morgana, la giunonica sacerdotessa di prima, incazzata come non mai per essere stata disturbata, da il via ad una malia. Con rabbia pianta la lama nel cuore della vergine sacrificale, direzionando i cavalieri con lo stesso sporco di sangue, verso Ginevra.
Stacco. Passiamo velocemente dall'incantesimo di Morgana a quello di Merlino senza perdere l'aura di misticismo creatasi. Inquadratura ad occhio di pesce, siamo nel laboratorio di Merlino. Merlino inquadrato a mezzobusto, svuota il sacco contenente i resti della Dama del lago. Sul tavolo del laboratorio Merlino da il via ad un incantesimo da autopsia in pieno stile C.S.I.
Striscia. Inquadriamo il corpo ricomposto alla belle e meglio della Dama del lago che se ne sta freddo ed immobile sul tavolino. Passiamo velocemente da un primo piano di Merlino sospirante e triste, ad un primo piano delle sue mani che cominciano ad ispezionare il pube. Le mani scendendo a fondo, fino a quando qualcosa di luccicante blocca le dita del mago.
Inquadriamo il canale vaginale della Dama del lago. Da questo punto di vista, possiamo vedere il dito del mago che nervosamente ispeziona la cavità.
Sequenza tra l'onirico e il necromantico. Merlino vine investito dalla visione degli ultimi atti di vita della Dama, che muore come tutti vogliono morire, “godendo” dei suoi ultimi attimi. Fine sequenza onirica.
Merlino torna alla realtà stordito, al dito un anello, che sembra avere il potere di terminare la sua magia.
Primo piano di Merlino sgomento e pietrificato dalla dolorosa verità. Ora sa chi è il colpevole. Si guarda allo specchio per sistemarsi le ciocche di capelli fuori posto, mentre da un altra parte, davanti ad un altro specchio si riflette Galahad che si tornisce il viso usando Excalibur come rasoio. Zoom in sulla mano destra, se questo fosse un film, una musica del tipo “zin zin zin!” sarebbe una cornice perfetta per la scena. Il dito medio ci rivela una fascia di pelle bianca. “Zin zin zin!” è più o meno il rumore che fa il cervello di Galahad durante l'ennesimo flashback che ci racconta di come la magnifica silhouette della Dama del lago, sua nota concubina, si trovava avvinghiata a quella di un altro che non era lui. Un altro un po' più vecchio, forse barbuto. Cinque minuti dopo il fatto, conclusa la sveltina e sparito l'amante, la Dama del lago giace macellata a terra. Alziamo la camera in modo da poter vedere la mano di Galahad che stringe Excalibur sanguinante. Ah, dimenticavo, la mano è priva dell'anello perché prima dell'omicidio, Galahad si è divertito un po' con la dama.
Fine flashback, Stacco. I tre cavalieri percorrono un vicolo di Camelot. In lontananza, un ombra sta per entrare in una bettola. Sir Kay riconosce Ginevra e la bolcca con fare bruto e rude. Ginevra, nota porca, si dimena e comincia a palpeggiare il cavaliere con fare lussurioso. Il bianco, inutile, il verde, corrucciato, serrano il semicerchio attorno alla regina con fare deciso. Primo piano di Ginevra, riconosciuti i cavalieri sul suo viso si dipinge la vergogna.
Sir Kay, vittima di una momentanea onda ormonale, rinfodera l'”elsa” negli stretti pantaloni di tela, e senza aspettare oltre le intima di confessare... non dice mai di cosa si tratta, lascia trapelare che gli accusati debbano già sapere di che si tratta...
Ma la regina è pur sempre la Regina, e anche se lussuriosa, non è di certo un omicida.
Inquadratura dal basso di Ginevra, che furente comincia a sbraitare che se c'è qualcuno di morto, quello è Lancillotto. Pesce lesso e inutile, che se n'è andato a pescar pesci meno lessi del suo al lago!
Primo piano dei tre cavalieri che si scambiano occhiate illuminate dello sproloquio della regina. Nota per il colorista: gli occhi dei tre devono assolutamente risultare brillanti.
Stacco. Campo lungo. Merlino cavalca in sella al suo destriero e se ne va verso l'imbrunire.
Stacco. In un tranquillo angolo del lago, in lontananza un pescatore con in testa una corona di spine si gode la meritata quiete.. Un po' più in la sulla destra dell'inquadratura, Lancillotto sta pescando.
I tre cavalieri sbucano fuori dal nulla e insaccano il pescatore Lancillotto. Lo bastonano a dovere e cavalcano verso Camelot.
Sullo sfondo rimane il vecchio “Re” pescatore con un sopracciglio aalzato.
Stacco. Ritorniamo su Merlino che è giunto alla sua meta, la sala della tavola rotonda.
Il mago e Galahad di profilo si fissano per un instante. Silenzio. Il mago sfila l'anello magico dalla tasca e glielo mostra, il cavaliere capisce d'esser stato scoperto, sospira scuotendo la testa. Primo piano di Galahad colpevole e corrucciato.
Merlino lo incalza proponendo uno scambio, Excalibur, contro l'unica prova ai fatti della sua colpevolezza, l'anello.
Galahad riprende colore accettando la proposta e Merlino gli batte la mano sulla spalla.
Campo lungo. Merlino e Galahad si muovono sulla stessa strada dalla quale il mago è venuto. I due si dirigono verso il lago.
Merlino gesticola mentre parla di una possibile risoluzione della cosa: se solo ci fosse un capro espiatorio...qualcuno che finisse nel lago al posto della Dama...
Campo lungo. I tre cavalieri insieme al fagotto incrociano Merlino e Galahad sulla stessa strada. Vedendo Merlino in lontananza esultano, sfoderando le spade in segno di vittoria, come se ritornassero da una campale vinta nel prodigio.
I tre urlano di avere acciuffato il colpevole, e nessuno potrà convincerli del contrario.
Primissimo piano di Galahad e Merlino. Si fissano alzando un sopracciglio. Galhad speranzoso, Merlino soddisfatto ha l'aria di chi ha appena concluso un accordo fruttuoso con il demonio.
Stacco, Campo lungo. Siamo in una vallata verdeggiante e rigogliosa , il cielo e di un azzurro turchese e il sole è scintillante. Il lago brilla di un verde fatato, il corteo di Camelot acclama il suo Re. Merlino, Galahad e i tre cavalieri in prima fila.
Piano ravvicinato della figura di Artù. Il Re è tornato dalle coste bretoni sano e rinvigorito, la sua armatura brilla sotto il sole splendente. I suoi occhi gioiscono nel vedere che tutto è al proprio posto, proprio come quando è partito qualche mese prima.
Camera sul lago. Primissimo piano di una mano che un po' troppo villosa per essere quella della leggiadra Dama, tiene salda l'elsa della leggendaria Excalibur.
In prospettiva sullo sfondo, Artù gongola nell'idillio del momento. Dietro ilRe, “la combriccola”.
Si notano le facce compiaciute dei primi tre, Merlino, Galahad e Kay. Parsifal prega con il rosario attorno alla spada per i peccati commessi, Tristano invece non ci interessa come al solito perché risulta inutile.
Concludiamo la vicenda con un primissimo piano della mano e della spada che escono dal lago. La lama brilla al sole e soltanto la camera così ravvicinata può svelare la verità.
The end
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